Mese: Maggio 2022

Un altro anno con La Ribalta, parla Valentina Mustaro

Si chiude una nuova stagione teatrale targata La Ribalta. Si chiude con due cartelloni all’attivo ed oltre 20 spettacoli. Un grazie a chi ci ha sostenuto in questa lenta ma significativa ripresa. Lunga vita al Teatro!

Ecco le parole della Presidente dell’Associazione Culturale La Ribalta, Valentina Mustaro:

É stato un anno difficile. É inutile nasconderlo.
Sia sul fronte organizzativo, con le regole in continuo cambiamento, sia per il conseguente esiguo incasso. Ma, nonostante tutto, siamo riusciti a portare a termine la stagione con un’ampia offerta teatrale. Abbiamo stretto i denti, seminato nuove proposte e ci auguriamo che questo sacrificio venga ripagato con una vera ripartenza nel prossimo anno.

Ghost Town a chiudere i Diversi Volti del Teatro

Ultimo weekend al Teatro La Ribalta con I Diversi Volti del Teatro: 14 – 15 maggio con Ghost Town

A chiudere la stagione 2021/22 de I Diversi Volti del Teatro è, ovviamente, la compagnia La Ribalta di Salerno. I padroni di casa per l’occasione porteranno in scena uno spettacolo inedito scritto e diretto da Valentina Mustaro. Testo, ahinoi, più che mai attuale e per questo possiamo dire che guarda al passato, al presente e al futuro delle nostre città, troppo spesso preda degli interessi di pochi che ne deturpano la bellezza (anche con la guerra).

L’appuntamento è per sabato, 14 maggio, alle 21:00 e per domenica, 15 maggio, alle 19:00 in via Salvatore Calenda, 98. Clicca qui per prenotare.

Cosa c’è da sapere su Ghost Town

“Ghost Town” ovvero “Città Abbandonata” è uno spettacolo di ricerca e sperimentazione, nato da un laboratorio di scrittura teatrale diretto da Valentina Mustaro sulla rilettura di alcune opere di Italo Calvino e sul concetto di “città” inteso come spazio figurato, come luogo che possiamo costruire o distruggere . Ghost Town è la storia di un viaggio, in un tempo imprecisato; è la metafora della vita che pone ogni uomo davanti ad esperienze e scelte da compiere. La protagonista, Raiss, arriva in una città abbandonata a conclusione del suo viaggio e trova una città dove l’attendono fantasmi, una città distrutta che scoprirà di aver contribuito ad annientare.

Raiss vorrebbe tornare indietro per riscoprire frammenti del suo passato, le tante vite che ha vissuto, i viaggi, le scelte che l’hanno condotta al capolinea, e gli viene concesso di ripercorrere i suoi passi. Queste figure fantasmagoriche la accompagneranno verso la consapevolezza del momento della sua morte, avvenuta durante una guerra civile nella quale i personaggi stessi sono rimasti vittime.

“Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo dei loro discorsi è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, ed ogni cosa nasconde un’altra” .

Parla la regista Valentina Mustaro

Lo spettacolo Ghost town parla di città e di uomini, delle città costruite dagli uomini e da loro distrutte attraverso scelte sbagliate, quando le paure superano i buoni propositi, quando la guerra vince sulla vita. Ho scelto di presentare i personaggi della storia, i “fantasmi”, nella platea, già dal momento in cui il pubblico entra in sala, con l’intento di far sentire gli spettatori sin da subito parte della storia e di immedesimarsi con queste figure. Lo spettacolo inizia ancora prima che le luci del palco si accendano.

Quando parte la musica dei Pink Floyd, parlo del brano Speak to me e Breathe, tra fumo e luci soffuse il palcoscenico si illumina e compare la figura di un soldato, Raiss, protagonista della storia. Raiss si guarda intorno riprendendo fiato, come accade dopo un brutto spavento, dopodiché scorge le figure in sala. Esse prendono vita e ripetono le parole del brano “Breath” spostandosi verso il palco, verso Raiss, con fare minaccioso. Il soldato non sa cosa fare: difendersi o scappare? Quando vede i personaggi schierati a lei dinanzi come un plotone di esecuzione. Raiss scappa ma non può andare lontano, si aggrappa a dei tessuti che penzolano dall’alto, le ricordano un’altalena e le fanno ripensare a quando l’unica cosa che contava per lei era dondolare, lasciarsi dondolare. I Fantasmi le si avvicinano minacciosi e aggressivi e iniziano ad aggrapparsi a lei, a tirarla e ferirla finché Raiss chiede le sia concesso di tornare “al tempo, al luogo” del passato.

Da questo momento inizia un suono d’orologio e lancette e i fantasmi portano indietro il tempo immergendo Raiss nei ricordi : il primo momento è quello dell’infanzia, tra le braccia della mamma, in un dialogo gestaltico, alla ricerca di sé stessa; il secondo momento è quello della ricerca, della costruzione, della scoperta del mondo; il terzo momento è quello della chiamata alle armi, della difficile scelta tra il perseguire la strada dell’arte o quella del cosiddetto “dovere civile”; il quarto momento è quello dell’arruolamento, della preparazione alla vita del soldato; e infine il quinto momento è quello che ha preceduto la fine, il momento in cui Raiss stava portando a termine la sua missione.

L’ultimo ricordo riguarda il momento che ha preceduto lo scoppio della bomba che ha distrutto la città: Raiss stava pattugliando alla ricerca di superstiti e si era imbattuta in una strana figura di donna, che le ricordava un po’ se stessa, prima di diventare soldato. La donna, pur essendo nel bel mezzo di un bombardamento, restava attaccata alle sue cose, alla sua casa, i suoi oggetti e spazi;  quasi come se vivesse lontana dalla guerra. Raiss pur sapendo di doverla allontanare da quel luogo resta talmente presa da quella figura che decide di restare con lei e di assecondare il suo desiderio pur sapendo che lo scoppio della bomba si avvicina. Raiss le propone di farle un dipinto in modo che la sua bellezza resti immutata nel tempo.

In scena si intervallato scene di buio e luce che ritraggono i personaggi in fuga dalla bomba, mentre in sottofondo la musica dei Pink Floyd “Wish you here” fa da cornice, poi il boato. Quando torna la luce restano in scena solo figure immobili che con la loro posizione nello spazio scenico riproducono il quadro “Guernica” di Picasso.

Il resto è silenzio.

SOS Fantasia per chiudere le Piccole Emozioni

Ultimo appuntamento per le Piccole Emozioni del Teatro La Ribalta di Salerno. Per concludere al meglio la nostra rassegna dedicata ai più piccoli chiediamo aiuto a La Bottega di Will con SOS Fantasia. Uno spettacolo interattivo e comico con giochi e balli che si terrà domenica, 8 maggio, alle 17:00.

Come sempre è previsto un pre show alle 16:30 in collaborazione con Saremo Alberi.
Prenota qui (clicca qui) oppure chiamo al 329 2167636.

La Storia

Il Re delle Favole ha preso una decisione dolorosa: abbandonerà, insieme a tutto il suo seguito, il pianeta Terra poiché nessuno ha più bisogno di lui. La principessa della Fantasia, però, non è molto d’accordo. Nonostante i bambini non hanno più l’abitudine di farsi leggere o raccontare delle fiabe, ma preferiscono guardare la tv o giocare con la PS… Nutre ancora fiducia in loro. Convincerà il Re a riflettere sulla partenza e intanto steel era un piano d’attacco. Per cominciare chiamerà a raccolta tutti i personaggi delle fiabe (Lupo cattivo, Raperonzolo, Cappuccetto Rosso, Biancaneve) e pronuncerà la frase magica: chi si inventi una storia… Ora!

Obiettivo didattico

E danni che la Bottega di Will è impegnata nella lotta “contro gli strumenti tecnologici” che stanno sottraendo man mano fantasia e capacità di immaginazione alla maggior parte dei bambini… Non è mai troppo sottolineare quanto è importante usare la propria testa!
Fin da piccoli i bambini devono essere abituati e stimolati all’uso dell’inventiva e cosa, se non una bella favola può assurgere a tale compito?
Immaginare la scena dove ambientare la storia che gli viene raccontata, far indossare un vestito piuttosto che un altro alla principessa protagonista, far comparire un cavallo oppure una tigre, che c’è di meglio e di più magico per un bambino? Non c’è nemmeno da paragonare l’effetto con le freccette immagini “già pronte” di tv e videogiochi… SOS fantasia, vuole proprio lanciare questo messaggio come un grido di salvezza e, nel contempo, far sperimentare ai piccoli spettatori quanto è bello ed interessante inventare una storia… Anche insieme ai propri compagni di scuola!

L’Innesto di Pirandello al Teatro La Ribalta

Sabato, 7 maggio, alle 21 al Teatro La Ribalta di Salerno la Compagnia Educarteatrando di Eboli presenta L’Innesto di Pirandello. La commedia, in tre atti, scritta a fine 1917, rappresentata per la prima volta da Virgilio Talli al teatro Manzoni di Milano il 29 gennaio del 1919, è una delle opere minori di Pirandello.

La scelta di metterla in scena, a cento anni dal debutto, è dipesa soprattutto dall’attualità degli argomenti trattati: la violenza sulle donne, la delicata scelta dell’aborto, il tema della maternità, sempre presente in Pirandello, che mai come oggi presenta varie sfaccettature e vari risvolti.

Prenota qui (https://bit.ly/3kPCVA9) oppure chiamo al 329 2167636.

Un insolito titolo nel campo artistico e letterario

Esiste nell’arte del giardinaggio una forma di innesto che si pratica nel mese d’agosto e si chiama innesto a occhi chiusi. La pianta accoglie «amorosamente» il tallo, col quale la mano rude ma esperta del villano la violenta, lo assimila al suo amore, al suo desiderio di frutto, lo accoglie a «occhi chiusi», nutrendolo della sua follia, di tutta la sua vita che aspira alla maternità, alla creazione di nuove vite. Chi domanderà alla innocente pianta l’origine legittima della sua fecondità?

Anche la signora Laura Banti è una sterile pianta, violentemente aggredita da uno sconosciuto villano, la quale ha ricevuto a «occhi chiusi» il germe vitale che la renderà madre, e lo ha assimilato alla sua vita, al suo amore, e lo ha nutrito di tutto il suo spirito, del quale ne è parte essenziale lo spirito, l’amore e il corpo fisico del consorte legittimo, Giorgio. Solo che questo legittimo e ben individuato consorte ha i suoi scrupoli e la sua suscettibilità e la sua volontà che sono diversi da quelli della moglie.

La follia amorosa di Laura e lo stato d’animo di Giorgio sono gli argomenti portanti di questi tre atti di Pirandello dove vengono accostati tre gradi di vita in cui si presenta il “problema”: la pianta, una rozza villanella e la spirituale signora Banti.

Nel vivace e frivolo salotto borghese di inizio secolo irrompe il dramma profondo, sempre attuale, di una donna alle prese con le sue scelte vitali, tra la legge del cuore e le logiche dell’etichetta e delle convenzioni sociali.

Al solito Pirandello “innesta” nella vicenda i diversi personaggi, ciascuno con l’urgenza di dire e di essere: Francesca, madre di Laura, madre di una madre, impegnata nell’arduo compito della mediazione; Giulietta, sorella minore scalpitante, più o meno consapevole del dramma; il dottor Romeri, uomo di scienza, con le sue crisi di coscienza; la rozza e diretta villanella Zena legata alla famiglia Banti da una vecchia storia di gioventù; la saggia giardiniera/cameriera/donna di casa Filippa; i coniugi Nelli, amici di famiglia, spettatori e commentatori della vicenda.

La regia ha voluto sottolineare l’importanza di ciascuno nello spaccato di una umanità variegata offerto dal testo di Pirandello. La scenografia, le musiche d’atmosfera, i costumi, le luci, misurati, presenti, ma non ingombranti, offrono in modo equilibrato il loro contributo alla messinscena.

Infine, la pianta, viva e presente, silenziosa co-protagonista della nostra vicenda.